M E N O 3 0

RITORNO ALLE ORIGINI PER GUARDARE IL FUTURO

Con questa mostra si apre l’intensa rassegna M E N O 3 0 che a ritmo serrato ospiterà, per tutto il 2014, i giovani artisti attivi sul territorio. Non è questa una novità per Studio10. All’interno delle due “stanzette” storiche si sono susseguite, negli ormai quarantatré anni di storia, infinite mostre dedicate alla nuova linfa vitale dello scenario artistico, perché proprio questo è il fondamento di questo porto franco, di questa wunderkammer contemporanea in grado di permetterci di ristorare i nostri cuori e aprire gli occhi su ciò che potrà essere.

Giorgia Apiletti | Anna Elvira Gallo | Alessia Tripodi sono tre studentesse del Liceo Artistico Alciati di Vercelli e, proprio grazie alla loro giovane età, ci forniscono una rilettura dei linguaggi visivi; un riadattamento, per non dire update, dello sguardo adolescenziale su alcune delle tematiche che il mondo impone, anche e soprattutto, alle nuove generazioni.

Tutto è incerto.

Tutto è precario.

Tutto ci mostra la fatica del riuscire a prendere posto in una società satura e arida. Le installazioni sono eterogenee, volubili, modificabili. Lo spazio è privato. La fotografia si mescola alla scultura che ha perso peso e monumentalità a causa dei numerosi traslochi che l’anima deve compiere prima di poter affermarsi come IO.

Accartocciati al suolo, relegati negli angoli, fogli di carta strappati sul quale si intravedono segni rossi. E’ il disagio il padrone di casa, ed è la stessa parola “disagio” ad esser stata  scritta e successivamente frammentata e sparpagliata per la stanza, come polvere sotto al tappeto di casa, nascosta solo apparentemente.

Percorre più pareti un lungo drappo di tulle bianco sopra al quale le tre giovani autrici hanno ricamato, da buone “penelopi”, con del filo rosso, trame di vite private; un possibile velo da sposa o un immaginario sudario pronto ad accogliere i drammi del mondo femminino? E se la donna nell’arco della storia è riuscita ad affermarsi come tale non è ora, forse, vittima della stessa femminilità che la contrad-distingue dal genere maschile?

Al di là del muro, dietro alla parete, varcando quella piccola soglia, come se si stesse attraversando lo specchio di Alice, si accede alla seconda stanza dove il ciò che appare ha lasciato il posto a ciò che si è, indipendentemente da ogni possibile oltre.

Il corpo che ci viene mostrato è giovane, fresco, tonico, ormonale e, allo stesso tempo, chiave d’accesso introspettiva e trascendente. Sguardi che scrutano il mondo e lo spettatore; sguardi che non concedono un rifugio sicuro dal giudizio che ogni giorno siamo obbligati a subire, sguardi plurigenerazionali che osservano e ci permettono di osservare. La linea che divide il dentro dal fuori è stata frantumata. Ogni possibile barriera annullata, ogni argine di protezione si è sgretolato e il disagio, come infimo virus, ha messo radice nel nostro cuore; le tre giovani autrici sono riuscite nel loro intento: hanno preso posizione e affermato la loro esistenza nel mondo.

M E N O 3 0

Diego Pasqualin per Studiodieci

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