GUIDO PERTUSI | poliedri euclidei in ricordo di Sippar.
Idee scultoree come poliedri euclidei, in ricordo di Sippar. Quest’assunto un po’ criptico m’ha occupato la mente dal primo incontro con l’atelier di Guido Pertusi, a Lainate. Egli m’è parso un erede contemporaneo dell’archeologo iracheno Hormuzd Rassam, lo scopritore delle tavolette di Sippar, oggi Tell Abu Habbah, un quartiere nordoccidentale di Baghdad. Tra quelle tavolette di argilla c’era un frammento (ora esposto al British Museum di Londra) recante scritture cuneiformi e una mappa ricca di geometrie esoteriche, semplici e complesse, raffiguranti il mondo: la prima carta geografica della storia, risalente a 2500 anni fa (erede della paleostoria le cui raffigurazioni rupresti datano 25mila anni fa), che mostra una pianta presa dall’alto – visione aerea del Tigri e dell’Eufrate ecc. – traslata in figurazioni simboliche, d’un evidente geometrismo un po’ più sofisticato dell’apparenza. Una rappresentazione che richiama in me, incredibilmente, le opere raccolte nello studio di Pertusi, pur così attuali e anzi d’una modernità prorompente. Le idee tradotte in poliedri da Guido o portate sul piano – carta o altro che sia – ma già predisposte alla crescita in volume, esprimente una tettonica matematico-geometrica (euclidea o non-euclidea) che affollano lo studio di Lainate, paiono al tempo stesso la solidificazione dei suoi pensieri – le intuizioni kantiane – e desideri – eredità freudiana e altro ancora risalente per li rami ai pre-socratici – e un condensato storico millenario che dichiara la maestà dell’uomo, la sua sovranità. Sono attratto da queste forme di Guido Pertusi e nel tentativo di dar ragione di questo vado comparandole tra loro mettendo assieme queste idee condensate in forme solide con le opere più compiute, l’esito conclusivo anzi di queste idee: opere di medio e grande formato e fino alla scala topografica o monumentale. Quel ch’è certo è un’unitarietà linguistica e uno svolgimento fluido, senza strappi o cesure, dalle idee plastiche alle opere scultoree. Quello che si afferma è un dettato epico, sempre.
Vi è tuttavia una sottile differenza tra le prime rapprese idee plastiche e i rispettivi esiti finali d’esse. Diresti: nell’un caso Guido ragiona a voce alta seppur sommessamente e parla a se stesso, lavora unicamente per i suoi occhi e al tempo stesso dispone di sé e del proprio lavoro come fosse materia plasmabile, rinnovabile o modificabile sempre – accadeva anche a Manzù, nel mentre veniva formando una figura – non chiude in un unico essere questo suo ragionare per via formale o figurale, Pertusi, lasciando così all’idea stessa appena rappresa in un ludo geometrico la possibilità di mutare forma e sostanza corporea; nell’altro caso, invece, egli espone se stesso e il proprio operato al giudizio altrui e la propria parlata si fa forma scritta, irrevocabile. Egli allora va scrivendola in silenzio, concentrando nella forma la stessa processualità costitutiva d’essa, conferendo così all’idea che l’ha generata uno statuto permanente. Agisce in tal modo per renderla accessibile agli interlocutori senza doverli interpellare, senza dover interloquire con costoro, presumendoli cittadini del mondo: da Baghdad a Bucarest, da Buenos Aires a New York. In qualche modo egli, tacendo e affidandosi piuttosto alla “parlata” delle sue stesse forme, alla loro scrittura per via di figurazioni geometrico-matematiche scoprenti le “notomie lor sotto” (per dirla con Vasari) con voluta impudicizia, va ricalcando l’epico costume dell’accademia socratica – madrina di tutte le accademie platoniche susseguenti, fino a giungere all’ultima eredità loro ch’è eredità fidleriana – qual è stata testimoniata da Platone, prim’ancora che da Aristotele o Senofonte, facendosi prescrizione, regola rigorosa e perciò immutabile. Ma allora, quelle idee deposte sugli scaffali dello studio come sculture, quelle altre disegnate su cumuli di carte raccolte con precisione in cartelle di diversa taglia, quelle altre ancora tradotte piuttosto in pitture redatte con tecniche miste stravaganti, ma efficacissime, che occhieggiano dalle pareti dell’atelier, tutto questo “memoriale” attivo, che cosa rappresenta, che cosa significa nell’economia del “fare” di questo scultore? Un portolano, senza dubbio, a cui egli torna per verificare lo sviluppo della propria rotta ogni qualvolta dà avvio a un nuovo ciclo di opere.
(Breve estratto dall’omonimo testo di Rolando BELLINI)
GUIDO PERTUSI | poliedri euclidei in ricordo di Sippar.
16 | 25 febbraio 2018
inaugurazione venerdì 16 febbraio ore 18.00
venerdì | sabato | domenica 17.00 | 19.00
StudioDieci | no for profit | citygallery.vc
Piazzetta Pugliesi Levi 9 | Vercelli